Quando ho compreso che la vera guarigione non sta nell’eliminazione di qualcosa, ma nella cura dell’esistenza intesa come ricerca del proprio sé autentico, ho iniziato a mettere in pratica una nuova modalità di intervento nel mio lavoro
Da quel giorno la mia vita è cambiata. E un po’ anche quella di tante altre persone.
Il mio lavoro è orientato al benessere e alla crescita personale.
Per farlo, mi avvalgo di approcci diversi e complementari e li integro fra loro, partendo dal presupposto che non è possibile fornire soluzioni preconfezionate uguali per tutti ma è invece necessario incentrare il lavoro partendo dal significato che assume ogni disagio nel contesto di vita di quel cliente e di lui solo, e utilizzando tutti gli strumenti che – in quel contesto specifico – permettono di gestire la problematica, potenziare e valorizzare le risorse individuali e migliorare la vita della persona.
Utilizzo un modello integrato, sempre incentrato sulla persona nel suo insieme e mai focalizzato sul sintomo o sul problema.
Lavoro con le emozioni, che ritengo un elemento fondamentale dell’ambiente esperienziale in cui siamo sempre immersi pur ignorandone l’esistenza, così come un pesce ignora l’esistenza dell’acqua in cui vive. Le emozioni sono il ponte esperienziale tra il problema e la sua soluzione. Le emozioni sono profondamente legate al cambiamento, ne sono lo starter principale, il motore primo.
In pratica.
Inizio ogni percorso con uno o due incontri conoscitivi, che servono a delineare il problema, identifico con il cliente gli obiettivi su cui lavorare, un tempo possibile per raggiungerli e la frequenza degli incontri (di solito uno alla settimana o ogni 15 giorni). Dopo un certo numero di incontri (dipende da vari fattori, tra cui la complessità della problematica e la motivazione al cambiamento della persona) faccio con il cliente il punto della situazione e insieme decidiamo se continuare e come procedere.